Storia

 

Dalla Società degli Spettroscopisti alla Società Astronomica Italiana

 Articolo di Giorgia Fodera' Serio, apparso in "L'Astronomia in Italia", volume a cura di Fabrizio Bonoli, Arte Tipografica Editrice, Napoli, 1998

1. La fondazione della Società degli Spettroscopisti Italiani

Fino al 1870 gli unici due Osservatori Astronomici Italiani in possesso di strumenti spettroscopici erano quelli del Collegio Romano e del Campidoglio, diretti rispettivamente da Angelo Secchi (1818-1878) e Lorenzo Respighi (1824-1889) che si possono pertanto considerare i pionieri della spettroscopia astronomica in Italia. 
Insieme a loro va ricordato anche Giovan Battista Donati (1826-1873) che a Firenze aveva utilizzato uno dei primi spettroscopi a fenditura dotato di collimatore. Con questo strumento, intorno al 1860, aveva intrapreso lo studio degli spettri di una quindicina di stelle e di alcune comete, precedendo così di qualche anno il fondamentale lavoro di Secchi che, nel dicembre del 1862, non appena ottenuto uno spettroscopio Hoffmann, iniziò l'osservazione degli spettri stellari. Come risultato di queste ricerche, Secchi propose una delle prime classificazioni spettrali delle stelle, lavoro che ebbe una immediata risonanza internazionale e che è ancor oggi ricordato nella storia dell'Astronomia. 

Diversi tipi di spettri "celesti" e di spettri stellari osservati da padre A. Secchi

In occasione dell'eclisse totale di Sole del 22 dicembre 1870, la cui linea di totalità attraversava la Sicilia, il Governo italiano finanziò per la prima volta una spedizione scientifica nazionale cui presero parte astronomi degli Osservatori di Padova, Firenze, Roma, Napoli e Palermo che vennero così dotati di strumenti spettroscopici. Ciò indusse Pietro Tacchini (1838-1905), che fin dal 1863 era Astronomo Aggiunto presso l'Osservatorio di Palermo, a proporre nel 1871 un primo programma di osservazioni spettroscopiche della cromosfera solare in collaborazione con l'Osservatorio del Collegio Romano. Tacchini aveva infatti iniziato a dedicarsi con notevole energia allo studio delle protuberanze solari ed aveva osservato a Palermo alcuni tipi di protuberanze che non corrispondevano a quelle descritte per gli stessi giorni da Secchi a Roma; scrisse dunque al gesuita proponendogli di eseguire osservazioni contemporanee del bordo solare per studiare, a parità di strumentazione, le cause delle differenze riscontrate. Secchi gli rispose:
ho ricevuto le vostre figure e la vostra lettera nel mentre che pensava alle diversità tanto marcate tra quello che vedete voi e quello che vedo io. (...) Queste diversità mi fecero rivolgere al pensiero il progetto di osservazioni contemporanee e voi nel proporlo indovinate il mio pensiero.
Stabilirono dunque di fare l'intiero disegno del contorno del disco solare. Le osservazioni ebbero inizio il 1 luglio e si protrassero sin quasi alla metà del mese. L'utilità di un simile approccio apparve subito chiara. Lo stesso Secchi se ne mostrò convinto scrivendo ancora a Tacchini: vedrete che caveremo molto frutto da questo lavoro... 
Questa serie di confronti consentì di chiarire che, in generale, le differenze fra i risultati di osservazioni condotte contemporaneamente ed a parità di strumentazione dovevano attribuirsi oltre che alla diversità delle condizioni atmosferiche fra le due città, anche alla diversa regolazione dell'apertura della fenditura dello spettroscopio. Dopo questa prima esperienza, Tacchini e Secchi si resero conto che l'osservazione continua del Sole esigeva uno sforzo comune ed organizzato.


Disegno di Pietro Tacchini di una protuberanza solare

...il Secchi mi comunicava l'idea di formare una società di Spettroscopisti Italiani, i quali lavorando di comune accordo e secondo un programma stabilito, avrebbero dato in poco tempo la richiesta serie di regolari e continue osservazioni per la sicura ed accelerata soluzione di importanti problemi relativi alla fisica solare.


Astronomi italiani riuniti ad Augusta per l'osservazione dell'eclisse totale di Sole del 22 dicembre 1870.
Riconoscibili da sinistra a destra: Francesco Denza, Angelo Secchi, Pietro Blaserna, Gaetano Cacciatore, Giovan Battista Donati.

Tacchini si adoperò energicamente per la costituzione della Società. Alla proposta aderirono gli Osservatori di Palermo, Napoli, del Collegio Romano, del Campidoglio, e di Padova, all'epoca rispettivamente diretti da Gaetano Cacciatore (1814-1889), Annibale De Gasparis (1819-1892), Angelo Secchi, Lorenzo Respighi e Giovanni Santini (1787-1877). Cacciatore, De Gasparis e Santini delegarono rispettivamente Pietro Tacchini, Arminio Nobile (1838-1897) e Giuseppe Lorenzoni (1843-1914). 
Spinosa rimaneva, per la presenza di Angelo Secchi, la parte "ufficiale". Tacchini la risolse pragmaticamente: ...per non creare difficoltà faremo una cosa in famiglia...
Il 5 ottobre del 1871 nasceva così, priva di orpelli ufficiali ma densa di contenuti programmatici laSocietà degli Spettroscopisti Italiani, la prima società professionale specializzata in "astronomia fisica". E si deve proprio a Secchi e Tacchini se l'astrofisica assurse in Italia, con grande anticipo sulle altre Nazioni, al rango di branca a sé stante dell'astronomia.
Tacchini si assunse l'onere della pubblicazione dei lavori contenenti i risultati delle osservazioni, che vennero raccolti nelle celebri Memorie della Società degli Spettroscopisti Italiani il cui primo volume fu pubblicato nel 1872 a Palermo. Qui Tacchini poté avvalersi dell'opera del bravissimo litografo Fraunfelder. Ed in effetti le magnifiche illustrazioni di protuberanze, in rosso e nero, che corredano le Memorie destano ancora oggi ammirazione e sorpresa per la precisione del disegno e la perfezione della stampa.
Prima sede della Società fu dunque l'Osservatorio di Palermo ed a Palermo furono stampate le Memorie fino al 1879, quando, chiamato Tacchini alla direzione dell'appena costituito Ufficio Centrale di Meteorologia e dell'Osservatorio del Collegio Romano, la sede della Società fu trasferita a Roma presso l'Osservatorio e la stampa delle Memorie fu, dal 1880, eseguita in Roma.
Nel 1899 Tacchini, allo scopo di assicurare lunga vita alla pubblicazione delle Memorie volle associarsi nel curare la raccolta e la stampa delle dette Memorie il collega Prof. A. Riccò (1844-1919) direttore dal 1890 dell'Osservatorio Astrofisico di Catania e titolare della prima cattedra di Astrofisica d'Italia, per lui espressamente voluta da Tacchini. Riccò fu ben lieto di accettare l'onorifico incarico e la proposta di curare a Catania la pubblicazione delle Memorie. La Società ritornò così alla sua sede d'origine in Sicilia, ove rimarrà sino alla fine del 1919 quando fu sciolta per essere trasformata (gennaio 1920) in Società Astronomica Italiana.

2. Le Memorie

Le Memorie della Società degli Spettroscopisti Italiani costituiscono in assoluto la prima rivista scientifica specificamente dedicata all'astrofisica. Esse precedettero di oltre vent'anni l'oggi più famosoThe Astrophysical Journal, il cui primo numero vide la luce negli Stati Uniti nel 1895 a cura di George E. Hale (1868-1938) e James E. Keeler (1857-1900) ed alla cui realizzazione collaborò lo stesso Tacchini, come emerge dal suo fitto carteggio con Hale.
Mentre il periodico nasceva per la pubblicazione dei risultati del programma di osservazioni solari concordato dai fondatori della Società, fin dal terzo volume si rese opportuna la pubblicazione di un'Appendice Astronomica, poichè, come scriveva lo stesso Tacchini, la buona accoglienza fatta ai lavori di Spettroscopia ha fatto nascere in alcuni astronomi italiani il desiderio di possedere una analoga pubblicazione, la quale si estendesse a tutto il campo dell'Astronomia. La Società degli Spettroscopisti, pur conservando il carattere speciale della pubblicazione, ha voluto soddisfare [...] a questo desiderio coll'aggiungere alle Memorie di Spettroscopia una appendice astronomica [...] e fa voti perché questa appendice possa convenientemente svilupparsi con lavori utili al progresso della Scienza. In realtà le Appendici Astronomiche non conobbero mai un vero sviluppo, e la loro pubblicazione cessò nel 1879. I lavori di "astronomia classica", sempre meno numerosi, vennero alla fine assorbiti nel corpo delle Memorie, che invece assunsero rapidamente il rango di rivista internazionale. Già nel terzo volume si trovano lavori di Henry Draper (1837-1882) che nel 1872 aveva ottenuto la prima fotografia di uno spettro stellare, Rudolph Wolf (1816-1893) e Norman Lockyer (1836-1920). Via via sempre più numerosa si fa la corrispondenza scientifica, ivi pubblicata, di Tacchini con i principali astrofisici dell'epoca; ciò testimonia non solo una intensa attività di continuo aggiornamento e di scambio con la comunità internazionale, ma anche la stima e l'apprezzamento di cui la Società godeva per la sua attività scientifica, nella quale appariva all'avanguardia. Già nel 1873, appena un anno dopo l'inizio delle pubblicazioni, le Memorie venivano insignite di una medaglia e di un diploma all'Esposizione Universale di Vienna. Ancora, nel 1896 George E. Hale scriveva a Tacchini: No one appreciates more fully than I do how much of us who are engaged in solar investigations owe to the spectroscopic workers of Italy. The volumes of the Memorie which you so kindly presented to me stand in a case near my table and are used almost every day. I have good reason to know how much I am indebted to Tacchini, Secchi, Respighi, Lorenzoni and Riccò, not to mention the other members of the Society
La Società degli Spettroscopisti e la pubblicazione delle sue Memorie determinarono quindi un periodo felicissimo per l'astrofisica italiana. Al volgere del secolo, tuttavia, appariva chiaro che il mantenimento delle posizioni raggiunte, a fronte dello sviluppo strumentale che l'astrofisica andava assumendo soprattutto negli Stati Uniti, avrebbe richiesto sostanziali investimenti in questo settore anche in Italia. La comunità degli astronomi italiani non fu pronta a spingere in questa direzione, preferendo attestarsi sul terreno dell'astronomia di posizione, sul quale riteneva di poter meglio competere con la fortissima comunità accademica matematica. Ovviamente l'ulteriore sviluppo delle ricerche astrofisiche ne fu ostacolato. Le Memorie degli Spettroscopisti, tuttavia, mantennero inalterata la loro eccellente qualità e la loro diffusione internazionale.

3. Gli Statuti

Come già accennato, l'autorevole ma ingombrante presenza del gesuita Angelo Secchi fra i promotori della Società degli Spettroscopisti rendeva particolarmente difficile, all'indomani della presa di Porta Pia, ottenere dal Governo Italiano l'ufficializzazione di un vero e proprio Statuto. Ed infatti se tale Statuto si fosse fatto, era ovvio che Secchi, per rinomanza internazionale, autorità scientifica, ed età, avrebbe dovuto assumere la presidenza della Società. L'impasse fu superata fissando più che la "forma" il "contenuto" della Società. Fu infatti formulato un dettagliato programma che stabiliva le categorie dei lavori a farsi e le norme relative all'esecuzione e pubblicazione dei lavori (Appendice I). Nell'ottobre del 1871 Tacchini presentò dunque al Ministro della Pubblica Istruzione un esteso rapporto sul programma concordato, concludendo con il domandare al Governo:
1° Lire 600 per la pubblicazione dei lavori già eseguiti nel 1871.
2° Lire 3000 sul bilancio 1872 per la pubblicazione periodica delle nuove osservazioni.
3° Franchigia per trasmissione di un solo dispaccio telegrafico di due sole parole da darsi dall'osservatore in turno alle altre specole nei soli giorni di tempo cattivo.

L'escamotage riuscì così bene che, come scrive lo stesso Tacchini: il Ministero, compreso dell'importanza della cosa, accolse di buon grado le nostre proposte, e subito accordò intanto le lire 600, colle quali abbiamo incominciato la pubblicazione presente. Riguardo agli altri due capitoli pel 1872, non abbiamo ancora ricevuto una risposta definita, ma noi siamo certi, che dopo di avere così prontamente corrisposto alle nostre domande riguardo ai lavori già fatti il Ministero vorrà egualmente favorire la nuova Società per l'eseguimento e pronta pubblicazione dei nuovi lavori.
La risposta definita venne subito dopo, ed infatti il Ministro della Pubblica Istruzione, Quintino Sella, scrisse a Tacchini di essere lieto di partecipare a V. S. come io abbia disposto, dal canto mio, l'aggiunzione di un articolo al cap. 35 del bilancio 1873 della Istruzione per le pubblicazioni della Società degli Spettroscopici Italiani. Le disposizioni del Ministro furono approvate nella discussione del bilancio e la vita della Società, che, vogliamo qui sottolineare, era essenzialmente una "società di persone" che si riconoscevano in un "progetto di ricerca comune", fu definitivamente assicurata.
Morto Secchi nel 1878 si sarebbe forse potuto pensare a regolarizzare la "forma" della Società. Tuttavia non sembra che Tacchini se ne sia preoccupato. La cosa non deve d'altronde sorprendere: da un lato la sua "personalità" di scienziato che privilegiava la sostanza rispetto alla forma lo portava a trascurare quegli aspetti, appunto formali, che nel nostro paese, in passato come oggi, spesso si sono "travestiti" di sostanza. D'altro lato, con la scomparsa di Secchi egli era di fatto rimasto il più autorevole interlocutore nei confronti della comunità astrofisica internazionale che a lui faceva riferimento sia per la pubblicazione di articoli e notizie sulle Memorie che come referente nazionale degli astrofisici italiani.
E' solo nel volume XIX del 1890 che, senza alcun commento, viene pubblicato per la prima volta, a 19 anni dalla fondazione della Società, un Elenco dei membri della Società degli Spettroscopisti Italiani al 1° Gennaio 1890,
 
(Appendice II) da cui risulta una composizione limitata a 30 membri italiani e 30 stranieri. Non è chiaro, allo stato attuale delle ricerche, come e chi decidesse quali e quanti dovessero essere i membri della Società. Possiamo solo ipotizzare che le cose venissero fatte "in famiglia" con consultazioni informali fra i membri della Società i quali d'altronde erano tutti assidui corrispondenti di Tacchini.
Nel 1902, Tacchini amareggiato per la piega presa nel frattempo dalle vicende della astrofisica italiana, lascerà la direzione dell'Osservatorio del Collegio Romano, ritirandosi a vita privata. Preoccupato tuttavia del futuro della Società, presentò l'8 ottobre 1902 al Ministero dell'Istruzione un primo Statuto della Società, modificato poi alla sua morte, nel 1905, (Appendice III) su sollecitazione del suo successore alla direzione della Società, Annibale Riccò, con la istituzione di un Consiglio di Presidenza, formato di tre membri, fra i quali il Direttore della Società. E' questo l'unico indizio certo che attualmente abbiamo che la Società era stata fino ad allora retta non da un presidente ma da un direttore; ed infatti Tacchini stesso non si qualificherà mai come presidente della Società ma come direttore. Del Consiglio di Presidenza fecero inizialmente parte Pietro Blaserna (1836-1918), fisico, direttore dell'Istituto Fisico di Roma, Emanuele Fergola (1830-1915), astronomo, direttore dell'Osservatorio di Capodimonte, ed Annibale Riccò, astrofisico, direttore dell'Osservatorio Astrofisico di Catania che assunse anche la direzione della Società.
Nel 1910, avendo chiesto Emanuele Fergola, nel frattempo divenuto senatore del Regno insieme a Pietro Blaserna, di essere posto a riposo, il Consiglio di Presidenza lo sostituì con Elia Millosevich (1848-1919), successore di Tacchini alla direzione del Collegio Romano. Tra il 1918 ed il 1919 scomparvero in rapida successione Pietro Blaserna (26 febbraio 1918), Annibale Riccò (23 settembre 1919) ed Elia Millosevich (5 dicembre 1919) lasciando la Società priva del suo principale organo statutario.

4. La Società Astronomica Italiana

La scomparsa di Annibale Riccò ed Elia Millosevich accelerò quel programma di trasformazione della Società degli Spettroscopisti che già gli stessi Riccò e Millosevich avevano proposto con una circolare datata 20 aprile 1919. Che tale trasformazione avesse ricevuto il consenso della comunità astronomica e dei soci della Società lo si può dedurre dal fatto che, come appare sull'ultimo numero delle Memorie degli Spettroscopisti, alla morte di Blaserna non si ritenne di eleggere un nuovo membro del Consiglio di Presidenza.
Il 19 dicembre, a soli quattordici giorni dalla morte di Riccò, Azeglio Bemporad (1875-1945) direttore dell'Osservatorio di Capodimonte inviò una pressante lettera al direttore dell'Osservatorio di Palermo, Filippo Angelitti (1856-1931) per invitarlo a partecipare ad una riunione che si sarebbe tenuta in Romanei giorni 6 o 7 dell'anno prossimo (1920). In tale lettera si dice tra l'altro: E' dovere di tutti gli astronomi italiani, ed è in pari tempo il migliore omaggio che possiamo rendere alla memoria dei due illustri scomparsi, salvare dal totale dissolvimento l'istituzione che ha dato vita per quasi mezzo secolo all'unico periodico astronomico pubblicato in lingua italiana e cercare di creare accanto a questa un organismo che colleghi in più feconda collaborazione di quanto non accadesse in passato le forze disperse nelle nostre specole;...
Anche se non è questa la sede per ulteriori approfondimenti, le parole di Bemporad lasciano bene intendere quale fosse lo stato di grave crisi in cui si dibatteva l'astronomia italiana all'indomani della fine del primo conflitto mondiale. 
Fu proprio per cercare di superare questa crisi, che era soprattutto una crisi di identità, che la comunità si ricompattò sotto un unico organo, la Società Astronomica Italiana che, facendosi portatrice delle istanze di tutti gli astronomi, avrebbe potuto, con maggior forza che per il passato, rappresentare l'astronomia italiana sia in campo nazionale presso il Governo e le altre Istituzioni scientifiche sia in campo internazionale presso l'Unione Astronomica Internazionale e l'International Association of Academies.
Il 7 gennaio 1920, in una sala della Reale Accademia dei Lincei, fu tenuta una riunione che fu contemporaneamente l'ultima della Società degli Spettroscopisti Italiani e la prima della nuova Società Astronomica Italiana. La direzione della neonata Società fu affidata ad un Comitato organizzatore composto da cinque membri che ebbe il compito di formulare lo Statuto. Del Comitato furono chiamati a far parte: Vincenzo Cerulli (1859-1927) che, per le sue benemerenze scientifiche e per la sua autorità astronomica, ne fu designato presidente; il fisico Antonio Garbasso (1871-1933), il matematico Vito Volterra (1860-1940) e gli astronomi Azeglio Bemporad ed Emilio Bianchi (1875-1941).
Il primo Statuto (Appendice IV) prevedeva fra l'altro che i membri onorari fossero esclusivamente stranieri e non potessero essere più di 30, a fronte di non più di 100 membri effettivi ed un numero illimitato di membri associati. E' questa una differenza importante rispetto alla Società degli Spettroscopisti che prevedeva un numero (30) paritario di Soci Nazionali e Stranieri, sintomo di un certo provincialismo della comunità cui non sembra interessare il confronto attivo con quanto si andava sviluppando all'estero, anche se occorre menzionare la "singolarità" di Giorgio Abetti i cui continui contatti con gli astrofisici statunitensi sono testimoniati dal suo sterminato carteggio scientifico.
Organo della Società furono le Memorie della Società Astronomica Italiana (già degli Spettroscopisti) Nuova Serie. La linea editoriale, pubblicata nella prefazione del II volume, non lascia adito a dubbi circa l'indirizzo che il Presidente Cerulli voleva dare al nuovo Periodico e val la pena di riportarne per esteso alcuni brani. Dopo aver raccomandato agli astronomi la brevità degli scritti ed avere escluso dalla pubblicazione sulle Memorie 
i lavori correnti delle nostre Specole, come determinazioni di posizioni stellari e planetarie, calcoli d'orbite, misure fotometriche, serie di latitudini, osservazioni solari, ecc., sempre che non sia trasparso qualche fenomeno nuovo e di speciale importanza, che prema di prontamente segnalare, lavori, secondo il Cerulli adatti alla pubblicazione negli Annali dei singoli Osservatori, così prosegue: Un'altra categoria di scritti non adatti alle nostre "Memorie" sono le recensioni di lavori pubblicati a parte o inseriti in altre Riviste, i resoconti sull'attività delle singole Specole, le notizie sui progressi ultimi del tale o tal'altro ramo dell'Astronomia: tutti quegli scritti insomma che non han carattere di originalità, pur non mancando di importanza, e la cui natural sede sono gli Annuari scientifici.
Ma se escludiamo gli articoli di pura bibliografia, accoglieremo invece ben volentieri quelle Note in cui si esaminino oggettivamente e rigorosamente i risultati dell'altrui investigazione, ed invitiamo, anzi, i più autorevoli astronomi nostri a volerne arricchire il Periodico. Di fronte alla vertiginosa e qua e là frettolosa produzione astronomica odierna, si va sentendo ogni giorno più il bisogno di un organo di Critica. e sarebbe un gran meritare della scienza se esso potesse venirsi formando in Italia. Una impresa simile, perfettamente all'altezza del genio italiano, non troverebbe impedimenti nella scarsità dei mezzi ottici. La nostra attività, nei nuovi campi dell'Astronomia, potrebbe quindi non tanto consistere nell'accumular scoperte in base a criteri e metodi in voga, quanto nell'accurata disamina di tali criteri e metodi. (...).

Nella Prefazione al III Volume Cerulli aggiusta leggermente il tiro scrivendo: Si è giudicato che io abbia troppo ristretto il compito delle nostre pagine, limitandolo all'accoglimento esclusivo di lavori teorici (...). Le Memorie accoglieranno da ora in poi indistintamente articoli di teoria e di osservazione, in modo da essere espressione fedele e completa dell'attività delle nostre Specole. (...) L'allargamento di campo non deve però farci dimenticare che le Memorie si prefiggono di diventar un organo di critica. Questo resta sempre il punto essenziale da raggiungere.
Le parole di Cerulli, si commentano da sole. La chiusura verso l'esterno è totale, (si noti che per articoli di pura bibliografia si intendono quegli articoli in cui si dava notizia di ciò che si andava facendo fuori d'Italia), anzi si propone addirittura, come punto essenziale, che le Memorie divengano un organo di critica! 
Morto nel maggio del 1927 il Cerulli, e scaduto nel corso dello stesso anno l'intero Consiglio direttivo, si procedette, nel febbraio successivo, a nuove elezioni. Presidente fu eletto Emilio Bianchi che sin dal 1922 aveva assunto la direzione dell'Osservatorio di Milano. Uomo certamente energico, a lui si deve fra l'altro la realizzazione della succursale di Merate dell'Osservatorio, il Bianchi, rendendosi conto che sia le Memorie che la Società stentavano a decollare (durante la presidenza Cerulli avevano visto la luce, in sette anni solo tre volumi di Memorie ed i soci erano, al 1925, solo 60), prese immediatamente due importanti provvedimenti. Il primo fu quello di modificare la linea editoriale. Nella prefazione al secondo fascicolo del IV Volume dopo avere ribadito che le Memorie dovevano mantenere il carattere di organo scientifico serio così concludeva: Ancora due parole: sono rivolte a tutti i colleghi astronomi ed a quanti in Italia coltivano la scienza nostra e le discipline sorelle. Sorreggete del vostro amore queste Memorie; mandate per esse i vostri lavori. E' nostro proposito di dare ospitalità a qualunque ricerca, senza distinzione di indirizzo, purchè costituisca un contributo effettivo, non importa se piccolo o grande, non importa se teorico od osservativo. L'apertura rispetto alla linea Cerulli è evidente: altro che organo di critica! Le Memorie giustamente si propongono di dare spazio a quanto di serio si andava producendo in Italia e non solo da parte degli astronomi professionisti. Il secondo provvedimento fu quello di modificare lo Statuto della Società. Il nuovo Statuto 
(Appendice V), elaborato dallo stesso Bianchi insieme a Giorgio Abetti (1882-1982) direttore dell'Osservatorio di Firenze, ed a Giovanni Silva (1882-1957) direttore dell'Osservatorio di Padova, fu approvato dall'assemblea dei Soci nel marzo del 1930. La differenza più importante rispetto al primo riguarda, come era prevedibile, "il corpo" della Società e precisamente: viene abolita la distinzione fra membri effettivi e membri associati che divengono tutti membri effettivi e viene abolita per questi ultimi la limitazione a 100. Vengono mantenuti i membri onorari ma senza limitazione nel numero e non appare più necessario che debbano essere stranieri. Inoltre i membri effettivi vengono nominati dal Consiglio direttivo su proposta di due membri effettivi
Appare dunque evidente che con il nuovo Statuto si sia voluta allargare la base della Società. Questi provvedimenti non mancarono di sortire effetti positivi. Le Memorie cominciarono, a partire dal V volume, ad essere pubblicate regolarmente anche se i volumi venivano completati con cadenza biennale; inoltre numerosi divengono gli articolo di astrofili di polso quali ad esempio Glauco de Mottoni (1901-1988) ed i contributi di fisici e matematici di valore. Anche il numero dei soci comincia ad aumentare: nel marzo del 1930 sono 97 e nel maggio del '32, 120. I dati disponibili indicano che tale numero si mantiene più o meno costante negli anni almeno sino al 1951 (130) per poi aumentare lentamente a partire dai primi anni '70.
Nel 1937 furono iniziate le pratiche per l'erezione della Società in Ente Morale e contemporaneamente si pensò a redigere un nuovo Statuto che incorporasse le direttive del Governo relative alle Società Scientifiche. Le pratiche andarono per le lunghe: il 28 maggio del '37 Luigi Gabba (1872-1948) segretario della Società, scriveva a Francesco Zagar (1900-1976) direttore dell'Osservatorio di Palermo, che l'elaborazione del nuovo Statuto della S.A.I. è ancora lontana dalla sua conclusione. Fu solo due anni dopo che con Regio Decreto 10 giugno 1939 n. 1299, la Società Astronomica Italiana,con sede in Milano ottenne l'erezione in Ente Morale e l'approvazione del nuovo Statuto (Appendice VI). L'articolo 19 dello statuto prevedeva che la Società predisponesse, per il proprio funzionamento interno, uno schema di regolamento da sottoporre all'approvazione del Ministro per l'educazione nazionale.
Esattamente un anno dopo, il 10 giugno 1940, l'Italia entrava in guerra.
Il Regolamento, ancora in fase di elaborazione nell'aprile del 1943, fu approvato dal Ministro il 15 maggio dello stesso anno (Appendice VII). La Società, pur non interrompendo mai la pubblicazione delle Memorie, visse come è ovvio un periodo di gravissima crisi. Giorgio Abetti, succeduto al Bianchi nella carica di presidente della Società rivolgeva nell'aprile '43 il seguente accorato appello ai soci:
Nelle attuali condizioni, pur essendo l'attività della Società forzatamente ridotta, tuttavia facciamo vivo appello ai soci antichi, a quelli di nomina recente e a tutti coloro i quali, sia per affinità di materia, sia per amore all'astronomia di essa si interessano, di fare opera attiva per rafforzarne le file. Non sembra possibile che esistano in Italia soltanto 98 persone affiliate ad un sodalizio, il quale ha una storia ed una produzione scientifica che non possono essere dimenticate, nè possono finire. Se i momenti attuali implicano che l'attività della maggior parte di noi sia rivolta ad altri compiti, è anche vero, e ne abbiamo le prove da frequenti richieste, che proprio in questi tempi è più vivo il desiderio e l'interesse per L'astronomia.
Con un po' di buona volontà da parte di tutti coloro che sono già nel campo attivo astronomico e di tutti coloro i quali vorranno coadiuvarli, la nostra Società non può mancare di raggiungere subito un incremento notevole ed altamente desiderabile, continuando a progredire sulla via iniziata, con tanto decoro per la nazione ed utilità per la scienza, dal Padre Angelo Secchi e da Pietro Tacchini, 73 anni or sono col nome indimenticabile di "Società degli Spettroscopisti Italiani"

Non ci sembra casuale il fatto che Abetti, che era stato praticamente l'unico a tenere desta in Italia la fiammella degli studi di astrofisica, senta il bisogno, in un momento così buio, di ancorarsi a quella che era stata la tradizione autenticamente internazionale della Società e della astronomia italiana.
Al termine della seconda guerra mondiale lo stato dell'astronomia in Italia non era, nè poteva essere certo roseo. La ripresa fu lenta e faticosa, anche per la Società Astronomica Italiana. Tuttavia, lo sviluppo della strumentazione e l'aprirsi di nuovi orizzonti con la Radioastronomia e con la conquista dello Spazio sono stati accompagnati da un notevole sviluppo qualitativo e quantitativo della ricerca astronomica italiana e della Società. Le Memorie oggi sono divenute un organo scientifico internazionalmente apprezzato, dedicato soprattutto alla pubblicazione di monografie e rendiconti di convegni internazionali. 
Lo Statuto del '39 è rimasto in vigore sino al 20 dicembre 1993 quando, dopo un lungo e travagliato iter, il Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali, da cui la Società dipende in quanto istituzione culturale, ha approvato un nuovo Statuto più rispondente ai bisogni attuali 
(
Appendice VIII). La Assemblea dei Soci, tenutasi a Catania il 30 settembre del 1995, ha approvato il nuovo Regolamento. 

5. Da Coelum al Giornale di Astronomia

Un discorso a parte merita l'argomento "divulgazione dell'Astronomia". Fin dalla prima riunione (1920) Vito Volterra, aveva posto con forza il problema affermando che la riunione deve decidere anzitutto circa la questione fondamentale dell'indirizzo della nuova Società e della pubblicazione; se cioè debbano mantenere il carattere scientifico sino ad oggi avuto o estendersi nel campo di divulgazione della scienza. Il problema non era banale: basti pensare che l'astronomia non era materia obbligatoria per nessun corso di laurea, men che meno veniva insegnata nelle scuole secondarie. Non si trattava quindi di "dilettare" ma di cercare di radicare l'astronomia presso un pubblico il più vasto possibile in maniera tale da formare un "serbatorio" di giovani che avrebbe poi fornito le nuove leve. Le parole di Volterra non trovarono che un consenso formale. Fu votato all'unanimità che le Memorie conserverannoil carattere scientifico sino ad oggi avuto, riservando ad ulteriori deliberazioni di decidere se, considerata la futura potenzialità economica della Società, sarà il caso di dare ad essa un campo di attività ancor più vasto, sino a quello della divulgazione popolare, da consacrarsi in un bollettino di propaganda astronomica.
La questione fu accantonata per quasi un decennio; fu solo durante la riunione tenutasi a Firenze il 22 settembre 1929 (presidente Bianchi), che il consigliere Giuseppe Armellini (1887-1958) direttore dell'Osservatorio del Campidoglio, riportò l'argomento all'attenzione dei Membri della Società raccomandando di studiare se non si potesse dare ai Membri anche un bollettino di informazioni e di divulgazioni astronomiche, mediante un'intesa colla Società URANIA, che già pubblica dei Saggi i quali mirano allo scopo predetto.
Il povero Armellini, certo animato da ottime intenzioni, forse non conosceva la storia della Società Urania, figlia di quella prima Società Astronomica Italiana, fondata a Torino nel 1906 da Giovanni Boccardi (1859-1936) direttore dell'Osservatorio di Torino, e traumaticamente chiusa nel 1913 proprio da Vincenzo Cerulli. Fu probabilmente questo il motivo che indusse il Bianchi a dare una risposta interlocutoria. L'anno seguente tuttavia, durante la riunione tenutasi a Bolzano il 10 settembre, l'argomento centrale della discussione fu proprio quello della divulgazione. Lo stesso Bianchi, cui come abbiamo già detto stava a cuore l'allargamento della base della Società, lo propose con forza all'attenzione dei soci, riferendo il desiderio manifestato da diversi Membri, che la Società pubblichi - oltre le Memorie - anche un Bollettino popolare di informazione e divulgazione astronomica. Del vivo e diffuso desiderio che si riesca ad una tale attuazione si fecero interpreti oltre allo stesso Bianchi, Guido Horn (1879-1967) direttore dell'Osservatorio di Bologna che era d'avviso che l'auspicato Bollettino avrà un sicuro successo, essendo esso non soltanto desiderato ma voluto da molti, ed anzi si offrì di assumerne la direzione. Giovanni Peisino (1890-?), all'epoca astronomo presso l'Osservatorio di Trieste, reiterò la primitiva proposta di Armellini ma Emilio Bianchi informò i presenti che tale via non era praticabile poichè la Presidenza della Società Urania non riteneva di poter fare alcuna intesa colla Società Astronomica Italiana. L'Assemblea dei soci diede dunque mandato ad Emilio Bianchi, Guido Horn e Giovanni Silva di studiare, sotto il riguardo economico, l'attuabilità della pubblicazione del desiderato Bollettino, sotto gli auspici della Società Astronomica Italiana e colla direzione del prof. Horn.
Meno di quattro mesi dopo (gennaio 1931) vide la luce il primo numero del periodico mensile Coelumdiretto da Horn-d'Arturo e redatto presso l'Osservatorio di Bologna. La presidenza della S.A.I., nell'invitare i suoi soci a sostenere la nuova rivista, comunicava che per gli stessi il prezzo dell'abbonamento sarebbe stato ridotto da 30 a 25 lire annue. Non sappiamo se la differenza venisse versata dalla S.A.I. come contributo alla rivista.
La nuova rivista decollò immediatamente: ben organizzata, conteneva articoli, rubriche, notiziari. Vi collaborarono sia astronomi che astrofili con articoli che, pur rivolgendosi ad un pubblico non "specialista", non scadevano mai nel generico o peggio nell'approssimativo, svolgendo in modo esemplare il ruolo di divulgazione dell'astronomia per il quale era stata concepita. Occorre tuttavia sottolineare che, pur essendo nata sotto gli auspici della Società Astronomica Italiana, la rivista Coelum non era un organo della Società. Fu solo nel 1975 che il Consiglio Direttivo, a seguito delle istanze di numerosi soci, decise, accanto alle Memorie, la pubblicazione di un Giornale di Astronomia rivolto soprattutto agli studenti e docenti di scuole secondarie ed a persone interessate nelle osservazioni astronomiche. L'editoriale del primo numero del Giornale si conclude con l'auspicio che con tale iniziativa la Società Astronomica Italiana non solo verrà incontro ai desideri di un grande numero dei suoi Soci, ma potrà anche svolgere un'opera di utilità sociale, promuovendo la diffusione della cultura scientifica nel nostro Paese
Ancora oggi la Società Astronomica Italiana è impegnata nello svolgimento di questo ruolo di fondamentale importanza.